Intervista su Il Salotto Letterario di Caterina Franciosi

È online l’intervista di Giovanni rilasciata a Il Salotto Letterario di Caterina Franciosi. Potete leggere l’intervista originale seguendo questo LINK.

Caterina Franciosi: Ciao Giovanni, benvenuto nel mio salotto. Raccontaci qualcosa di te.

Giovanni Lorecchio: Ciao Caterina, innanzitutto permettimi di ringraziarti per avermi invitato nel tuo salotto, è un vero piacere essere qui. Sono un classe ’88, fortunato testimone degli anni 90 e cresciuto a pane e cinema. Calabrese fiero, nato nella splendida Crotone con il mare sempre pronto a nutrire la mia anima. 

CF: Come ti sei avvicinato alla scrittura?

GL: Come ti dicevo sono cresciuto con la passione per il cinema e ben presto in me si è fatta strada la voglia di raccontare storie. Dall’età di sei anni, in pratica, non ho più smesso. Persino a scuola, ogni tema, qualsiasi fosse la traccia, riuscivo a trasformarlo in una storia, in un racconto. La cosa sorprendente è che non sono mai stato uno studente modello ma quando si trattava di scrivere, beh… ti dico solo che i miei temi erano sempre gli unici ad essere letti dagli insegnanti in classe e che venivano premiati con voti mai inferiori all’otto per la gioia dei secchioni della classe (ride).

CF: Qual è il tuo genere preferito?

GL: Non ho un genere preferito, ma senza ombra di dubbio amo il cinema e la letteratura di genere. Dall’horror, alla sci-fi, al thriller fino all’avventura. Per me è importante, soprattutto quando leggo, sospendere l’incredulità e lasciarmi trasportare lontano dalla realtà. Altrimenti che leggi a fare? Dov’è il divertimento nel leggere di una tizia che scopre che le corna vanno bene su tutto (!) o di un pseudo-paladino della giustizia che continua a parlare del brutto della nostra nazione non facendo altro che continuare a relegare noi italiani come un popoletto ignorante, cattivo e mafioso? Per me quella non è letteratura. Nel primo caso è gossip, il più becero, un residuo del trash che dilaga in televisione e che purtroppo si insinua anche nelle librerie. Il secondo invece, che trovo ben più grave, è un caso di falso ideologico. Un autore che dice di non amare la merda ma che in realtà grazie alla merda si arricchisce. E non solo fa questo, ma riesce addirittura a farla passare per cioccolato svizzero, ingolosendo tanti giovani e allontanandoli da letture più stimolanti. Io sono fermamente convinto che solo la letteratura di genere porti il lettore a continui stimoli. Horror, avventura, western, fantascienza, fantasy, gialli, noir, spionaggio, thriller: sono tutti generi in grado di intrattenere, far riflettere e divertire. E per quanto mi riguarda anche il rosa potrebbe appartenere a questa categoria. E’ questo che mi affascina della letteratura o del cinema di genere. Gli stimoli che riesce a regalare.

CF: Parliamo un po’ del tuo libro. Come è nato? Di cosa parla? Quali sono i temi principali?

GL: Il Mistero Cousteau è un classico romanzo di genere, anche se a me piace definirlo un vero e proprio film su carta. Un’avventura marina vecchio stampo, di come purtroppo in Italia non se ne scrivono più. C’è azione, suspense, brivido, sentimento… e poi ha come protagonista il leggendario Capitano Jacques Cousteau. Un genio, un visionario, un uomo che ha dato tanto alla scienza e che si è sempre battuto, senza mai risparmiarsi, per la salvaguardia dei nostri oceani e del nostro pianeta. E’ da qui che nasce il mio romanzo, dalla passione e dall’amore che nutro nei confronti del Capitano e del suo lavoro. E’ ambientato nel 1966, l’anno di Mururoa, di Aldebaran. Il terribile esperimento nucleare condotto dai francesi nell’oceano pacifico e passato alla storia come uno dei più devastanti di sempre e di cui la Polinesia ne paga le conseguenze ancora oggi. Inizio da lì, per poi spostare l’azione in Africa, dove nel corso di una spedizione oceanografica nelle acque del Ghoubbet el-Kharab, la “baia dei demoni”, il Capitano Cousteau e il suo equipaggio a bordo della mitica Calypso, rimangono vittima di uno strano incidente che li costringerà a fare porto a Gibuti dove ad attenderli ci sarà il C.O.R.E., un organizzazione governativa francese che il capitano conosce bene ma con la quale non vuole avere niente a che fare. Quello che non sa però è che l’incidente in cui è rimasto coinvolto sembra essere collegato a quello che il C.O.R.E. ha trovato in Somalia in un villaggio di pescatori distrutto da un maremoto… tutto questo sullo sfondo di una Gibuti sofferente di una crisi umanitaria senza precedenti e di un’Africa ferita, martoriata e sfruttata da potenze straniere e non.

CF: C’è un titolo di una delle tue opere che è particolarmente significativo per te?

GL: Sì c’è. Ci sto lavorando da tantissimo tempo ormai, e spero che possa vedere la luce nei prossimi due anni. Il titolo non voglio ancora rivelarlo, ma ti anticipo che sarà una storia d’amore. Una storia d’amore epica, struggente e maledetta. Ovviamente sarà ambientata nell’oceano.

CF: Da dove prendi ispirazione per scrivere?

GL: Dal mare. Il meraviglioso mare della mia città, della mia terra. Ho la fortuna di affacciarmi ogni mattina sulla costa ionica calabrese e di abitare a pochi chilometri dall’Area Marina Protetta di Isola di Capo Rizzuto. Uno spettacolo della natura, uno dei tanti che la mia Calabria nasconde nel suo grembo.

CF: Ogni scrittore inserisce inevitabilmente una parte di se stesso nelle sue opere. C’è un personaggio in particolare che senti più vicino di altri?

GL: Philippe. Philippe Sauntierre, il giovane co-protagonista de Il Mistero Cousteau, perdonami il francesismo, è un vero testa di cazzo (ride). A parte gli scherzi, la verità è che sono solo invidioso di Philippe. Lui vive l’avventura che avrei tanto voluto vivere io insieme al Capitano Cousteau e a bordo della Calypso.

CF: Potresti raccontarci la tua esperienza con la casa editrice (o le case editrici) con la quale hai pubblicato?

GL: Dopo alcune spiacevoli esperienze nell’editoria classica, anche se non inerenti al mondo della narrativa, oggi sono, e lo dico con orgoglio, un autore Amazon. Libero da ogni vincolo, nessuna voce esterna che ti dice ciò che è bene o male per il tuo romanzo o per la tua visione, con il pieno controllo sull’opera e con tutti i diritti in mano. Amazon ti mette immediatamente davanti ai lettori. E io sono un autore che si fida dei lettori e che apprezza ogni commento, positivo o meno, perché sono i lettori gli unici in grado di far crescere un autore e io di questo gliene sarò sempre grato.

CF: Hai partecipato a qualche evento (o eventi) per promuovere il tuo romanzo?

GL: Ho avuto l’onore di presentare Il Mistero Cousteau nella mia città, in una location semplicemente unica. Sotto l’ombra della fortezza medioevale di Carlo V e con alle spalle il mio mare. Una cornice perfetta, non solo per presentare un romanzo, ma una cornice perfetta per qualsiasi cosa.

CF: Hai qualche consiglio da dare ad un aspirante scrittore alle prese con la sua prima opera?

GL: No, se non quello di non mollare mai e di non lasciarsi condizionare da chi dice che non potrà mai farcela. Consiglio banale, lo so, ma alla fine è l’unico che vale davvero la pena di seguire.